Maradona VS Pelè
Se pensate che la differenza tra un calciatore mediocre e un grande campione sia nei piedi, nella fantasia o nel tocco di palla, sappiate che dovete ricredervi. A parte le abilità fisiche e di coordinamento di base, il successo nella sfera sportiva dipende da come le informazioni vengono elaborate in contesti complessi e in rapida evoluzione.
Secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori del dipartimento di Neuroscienze Cliniche, del Karolinska Institutet di Stoccolma, pubblicato su PLoS ONE (fonte), il segreto dei più grandi calciatori come Messi, Maradona o Pelè è, infatti, un accentuato sviluppo di alcune facoltà cognitive che rientrano sotto il nome di funzioni esecutive:
Un buon giocatore deve avere spiccate attenzione spaziale e la capacità di prestare attenzione a più cose contemporaneamente, eccellente memoria operativa e capacità di interpretare i comportamenti altrui. Dovrebbe essere inoltre in grado di adattarsi velocemente, cambiare strategie e d evitare di essere ripetitivo. Molte di queste abilità rientrano sotto l’etichetta di "intelligenza di gioco". In neuropsicologia ci si riferisce a esse come funzioni esecutive.
Con "funzioni esecutive" si intende l'insieme dei processi cognitivi che regolano il pensiero e l'azione soprattutto in situazioni non di routine. Alcuni esempi di queste funzioni sono problem solving, pianificazione, sequenziamento, l'attenzione selettiva e sostenuta, l'inibizione, l'utilizzo del feedback, multi-tasking, flessibilità cognitiva e la capacità di utilizzare e aggiornare la memoria al fine di prevedere azioni future.
I ricercatori hanno selezionato un gruppo di giocatori professionisti (sia di sesso maschile che femminile) della serie A e B svedese, con equivalente livello di istruzione ed età simile, per misurare le abilità cognitive attraverso goal ed assist.
I risultati sono stati chiari ed inequivocabili: gli atleti professionisti hanno funzioni esecutive più sviluppate rispetto alle "persone normali". I calciatori con capacità cognitive più sviluppate hanno maggiori probabilità di mettere a segno un tiro in porta o fornire assist nei campionati successivi.
"Lo studio non risponde alla domanda se le differenze nelle funzioni esecutive derivino dalla pratica o dalla genetica" scrivono gli studiosi. Quello che però sembra certo è che tali capacità si sviluppano entro i 19 anni. Per questo motivo, suggeriscono di selezionare le future stelle del calcio non soltanto in base alle capacità fisiche, al controllo di palla o alla capacità di giocare in quel momento, ma anche attraverso le misurazioni delle funzioni esecutive con test neuropsicologici che garantirebbero le capacità degli atleti di raggiungere i più alti livelli.
E se questo studio fosse applicabile (e applicato) a tutti gli sport situazionali come il judo, la boxe o la pallavolo? Ma siamo sicuri che ci piacerebbe una visione dello sport incentrata sul "business del campione" a scapito di una dimensione più "romantica" e "libera"?
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